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rubrica di posta dei lettori
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Lettera di Barbara
Ciao, cari
amici di Porpore. Sono una studentessa di lettere ahimé fuori corso (ma
d'un pelo! si fa per dire…). Vivo a Napoli. Girando tra varie riviste
letterarie on line, mi è capitato di trovare la vostra e, caso unico, ho
scoperto che possiede una rubrica di posta. Per la verità mi pare ci sia solo
dall'ultimo numero, quello attuale, e così ho deciso di raccontarvi una storia,
la mia; anche se non vi conosco, anche se non so cosa penserete del mio
destino, ma voglio rischiare, rischiare anche che qualcuno finalmente mi
ascolti. Per questo mi piacerebbe, se lo riterrete opportuno, che
pubblicaste questa mia, nella speranza che sia utile a qualcuna come me.
Ho
conosciuto Filippo cinque anni fa: era il commesso di un negozio di abiti molto
fashion a cui io mi avvicinavo solo raramente. Una sera lo vidi in discoteca,
ballava con un gruppo di persone, ma io vedevo e sentivo solo i passi di lui
sulla pista.
Non
so perché, non ricordo come, ma anche lui mi notò.
Tre
mesi dopo mi propose di iniziare una convivenza.
Lotte
e aggressioni da parte di tutta la mia famiglia che vedeva in quell’uomo il
fantoccio della vita che non mi sarei potuta costruire, io studentessa in
lettere appena agli inizi, lui uomo rozzo, diverso...
Scelsi
lui e la sua casa, dove andammo a vivere e dove iniziò la mia vita vera, nel
bene e nel male. Per me era come essere sua moglie, anche se lui diceva che non
mi avrebbe mai sposata.
Continuai
l’università fra il suo amore che mi riempiva, la fatica di improbabili lavoretti
raccattati qua e là e la costante ineliminabile tensione con la mia famiglia,
l’altro capo del mio amore.
Due
anni fa sono rimasta incinta, in maggio come adesso, senza un perché. Ed è
stato come se il mio volto d’improvviso si fosse cancellato e ne stesse
emergendo un altro, indistinto, dal mio corpo; come se io, Barbara, avessi
davvero potuto generare agli occhi di tutti la materia di cui si componeva il
mio grandissimo amore.
Filippo
non la pensava così. Mi chiese di scegliere, subito. O il nostro rapporto o il
bambino.
Rabbia,
incredulità, confusione, tutto così in fretta…
Scelsi
lui. Senza una parola di conforto, (la mia famiglia non avrebbe capito), senza
il suo aiuto, senza me che non vivevo davvero quella decisione.
Il
ménage riprese per lui come se Mara, così l’avrei chiamata se fosse stata
femmina, non avesse mai posto se stessa dentro di me.
E
io continuavo ad amarlo tanto, cercando anch’io di dimenticare, cercando più
che mai di essere la sua geisha, per aggrapparmi a quella sessualità più
intensa, o almeno così mi sembrava, che lui voleva sempre di più da me.
Ero
come annullata, ero solo sua, niente di me si faceva ai miei occhi
riconoscibile.
Cari
Alice&Max, ci ho provato davvero, davvero tanto…
Ora
a distanza di questi due anni vuoti e strappati, ho deciso di lasciarlo, di
andarmene, ma ho paura.
E’
questa la scelta giusta: che futuro mi può dare un uomo che non vuole avere un
futuro?
E
che cosa sono io Barbara senza l’identità di Filippo a rendermi forte, sicura?
Dove
posso andare? Sì con i miei va meglio, ma sarebbe impossibile tornare sui miei
passi dentro il nido familiare… e allora?
Filippo
non vuole che io me ne vada ma non fa nulla perché resti davvero, non pronuncia
quelle parole, non fa quegli unici semplici gesti, atti in realtà.
Cari
amici, sono qui Barbara, datemi un cenno, almeno voi, se mi avete ascoltato.
E
se avete imparato almeno un po’ a volermi bene, pubblicate questa mia e la
vostra risposta che accoglierò con grande attesa.
Con
affetto,
Barbara.
Risposta di Alice
Cara
Barbara,
perché la tua famiglia non dovrebbe aiutarti e riaccoglierti almeno
per un certo periodo di tempo? Se non ami più questo uomo e se non ti basta
quello che ti dà che oggettivamente , visto come si è comportato riguardo
al bambino, mi sembra poco, torna dai tuoi per un periodo di tempo
necessario a sistemare le cose con l' università e il lavoro.
Se invece pensi che comunque questa persona sia ancora importante per te
e nonostante tutto ci sia ancora qualcosa di forte che vi unisce (il
fatto che ti abbia costretta a fare questa scelta dolorosa, non significa
però che potrebbe essere lo stesso in futuro-conosco donne che hanno dovuto
ricorrere in circostanze analoghe a un' interruzione di gravidanza ma poi
hanno avuto figli dallo stesso compagno in un tempo successivo, e altrettante
che invece non hanno più avuto l 'opportunità di essere madri) prosegui ancora
con lui.
Io personalmente penso che la cosa più dolorosa per te sia già avvenuta.(purtroppo)
Quello che mi sento senz' altro di dirti è questo :fa che questa cosa
dolorosissima non debba ripetersi. Ecco questo mi sento di consigliartelo.
questo è il mio femminino parere. Ora sentiamo
max.
Grazie per averci seguito e scritto. Continua a farlo se vuoi,
in bocca al lupo
alice
Risposta di Max
Carissima Barbara
è molto difficile dire qualsiasi cosa attorno alla
tua vicenda, impensabile darti dei “consigli”, proprio perché grande mi pare lo
iato fra le cose che hai vissuto e la mia vita... D’altra parte, sarebbe
presuntuoso pensare che per rispondere non si attingesse, anche se in modo solo
parzialmente cosciente, al proprio vissuto.
Sono molto contento di doverti dire
qualcosa insieme ad Alice, parlando dopo di lei, che ha avuto la limpidità e la
leggerezza di essere così rotonda ed avvolgente, come una grande lieta luna,
una luna dolce e comprensiva, soprattutto una luna femminile, capace perciò
d’esprimere e cogliere quel che io, in quanto “Max”, metà maschile della
rubrica, non potrei mai.
Nella tua storia c’è tenacia e speranza,
ma la tenacia non dovrebbe, secondo me, mai diventare ostinazione, e la
speranza mai sacrificio. C’è determinazione ed amore, ma (forse in quanto Max,
con tutti i miei limiti del maschile) non riesco a fidarmi mai dell’amore che perda
lucidità e così perdoni tutto. Credo che, pensandoti mia sorella o mia amica, e
fingendo questo per consigliarti, solo assaporando le opzioni nella più
distaccata e silenziosa riflessione, per il più che puoi, saprai sentire qual è
la via giusta. Ma devi, scusa la presunzione di questo verbo così maschile,
mettere da parte quel po’ di irragionevolezza dei tuoi sentimenti. Hai già
pagato troppo.
Secondo me, chiunque imponga a una
donna qualcosa di così pesante commette un delitto d’egoismo. Sentirtelo
raccontare è stato come deglutire un sasso grosso e puntuto, un grosso sasso
nero che non voleva andare né su né giù. Perciò, cosciente di non poterti
offrire “consigli”, ti offro solo questa emozione, una percezione di forte
ingiustizia a cui ribellarsi. Ovviamente il “tiranno”, l’ “ingiustizia” non è
affatto “fuori” di noi: quel che si fa, alla fine, si sceglie. Solo posso
offrirti il senso di ingiustizia da te subita, che ho percepito leggendoti.
Non temere di scegliere un “ritorno”
alla tua famiglia: non c’è mai un ritorno. Non c’è solo l’opzione di accettare
il tuo uomo, e quella di rinunciare alla tua “uscita dal nido”. C’è molto
attorno a te oltre a lui e il nido vecchio. C’è tutto ciò che, con la tua
individualità, puoi fare.
Max
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